ANATOCISMO BANCARIO – CHE COS’È?
A titolo esemplificativo, l’anatocismo è un metodo di calcolo degli interessi in forza del quale gli interessi – maturati ad es. in un trimestre – maturano a loro volta ulteriori interessi nel successivo trimestre, in gergo “interessi su interessi”.
Si verifica nell’ambito di operazioni di finanziamento, dove la capitalizzazione degli interessi costituisce un meccanismo illecito avente lo scopo di aumentare i profitti del creditore a danno del debitore; spesso è la causa scatenante il fenomeno dell’usura.
La produzione di interessi (capitalizzazione) da altri interessi scaduti o non pagati su un determinato capitale, nella prassi bancaria, da origine al cosiddetto interesse composto.
Il calcolo degli interessi in regime di capitalizzazione composta (ipotesi di anatocismo) anziché in regime di capitalizzazione semplice (no anatocismo) determina una crescita esponenziale del debito.
Di conseguenza l’importo calcolato con la capitalizzazione composta sarà superiore a quello che si determina nella capitalizzazione semplice.
I costi bancari possono spesso contribuire ad aggravare l’esposizione debitoria di un’azienda. Basti pensare, ad esempio, che un nostro cliente, con un saldo apparentemente negativo calcolato dalla banca alla chiusura del conto corrente di – € 30.000,00, ha scoperto d’avere diritto al rimborso di circa € 580.000,00 a titolo di interessi anatocistici e commissioni di massimo scoperto, spese e interessi non autorizzati!
QUALI SONO LE CONSEGUENZE DELL’ACCERTAMENTO DELL’ANATOCISMO BANCARIO?
- Prima ipotesi – conto corrente chiuso a “zero”: in questo caso l’accertamento dell’anatocismo (e altre spese e interessi non dovuti) comporta l’obbligo per la banca di restituire la quota degli interessi che la banca ha illegittimamente capitalizzato nel corso dell’arco temporale coperto dagli estratti conto disponibili;
- Seconda ipotesi – conto corrente “in negativo”: in caso di conto corrente aperto ovvero con saldo negativo girato a sofferenza, l’accertamento dell’anatocismo comporta l’obbligo dell’istituto di credito di eliminare gli addebiti dai saldi periodici del conto corrente e di restituire quel saldo positivo che potrebbe essere accertato dal riconteggio degli estratti conto.
ANATOCISMO ESEMPIO
Proponiamo una tabella sul calcolo trimestrale degli interessi.
Supponiamo di avere a disposizione un capitale di 100.000 su cui si applicano interessi trimestrali del 7,5%.
La problematica dell’anatocismo si riscontra con l’ applicazione del interesse composto (colore rosa) anziché quello semplice (colore grigio) si noterà come, infatti gli interessi composti siano maggiori di quelli semplici.
Esempio calcolo interesse anatocismo
Dall’esempio si evidenzia come l’anatocismo, sia la principale causa dell’aumento dell’esposizione debitoria, e conseguentemente dell’incremento dei costi (interessi, CMS spese ed altri oneri).
È, ancora, evidente la lievitazione dei tassi effettivi, e quindi dei costi connessi all’ erogazione del credito. In particolare i dati anzidetti evidenziano che dal tasso iniziale del 7,5 %, sull’originario capitale di euro 100.000 si giunge dopo 4 trimestri a corrispondere il tasso effettivo del 9,32 %, senza tener conto dell’ulteriore aumento dei costi connessi alle CMS e ogni altro onere connesso all’ erogazione del credito.
Sebbene nell’ ordinamento vigente l’art. 1283 cc. di fatto vieta la capitalizzazione degli interessi, nella prassi bancaria tale uso è, oramai, comune. A tal proposito la Suprema Corte di Cassazione ha avuto modo di intervenire diffusamente e ripetutamente chiarendo che la natura negoziale e non normativa di tale uso non è idonea a legittimarlo.
Il C.I.C.R., con Delibera del 9/2/2000 ha rimesso alle parti, nei contratti di conto corrente, la determinazione della periodicità degli interessi, disponendo, però, la stessa periodicità sia per gli interessi a credito che per quelli a debito. La separata disciplina, prevista dalla Cassazione per il conto corrente e il rapporto di apertura di credito, sembra impedire, nella lettura del’art. 2 della Delibera, l’assimilazione delle due tipologie di rapporto.
Le recenti pronunce giurisprudenziali hanno rafforzato la posizione contraria all’anatocismo, in particolare con una ulteriore modifica della disciplina dell’anatocismo bancario. L’art. 120 TUB (Testo Unico Bancario) è stato modificato a opera dell’art. 1, comma 629, l. 27 dicembre 2013, n. 147, che ha eliminato l’anatocismo bancario dato che dal 1 gennaio 2014 il CICR è tenuto a prevedere che“gli interessi periodicamente capitalizzati non possano produrre interessi ulteriori che, nelle successive operazioni di capitalizzazione, sono calcolati esclusivamente sulla sorte capitale”.
Come riconoscere i primi segnali di anatocismo in un estratto conto
Di seguito riportiamo l’esempio di Anatocismo in un estratto conto, sul quale, a fine trimestre vengono addebitate (capitalizzate) le competenze di periodo.
USURA BANCARIA – CHE COS’È?
L’usura si verifica quando nella concessione dei prestiti vengono richiesti tassi di interesse elevati considerati sproporzionati e illegali. Più precisamente, è definito usurario il tasso di interesse sulle operazioni di finanziamento che supera le soglie stabilite dalla legge.
Usura bancaria
L’usura bancaria è una fattispecie normativa introdotta dall’Art. 644 del Codice penale italiano ed è stata riformulata dalla Legge n. 108 del 7 marzo 1996, che ha apportato profonde innovazioni e modifiche in materia di usura nell’ordinamento giuridico dell’Italia.
La norma ha ridefinito il quadro complessivo descritto dalla fattispecie affiancando ai parametri puramente soggettivi, previsti dalla vecchia formulazione, (lo “stato di bisogno” del quale taluno abbia “approfittato” conseguendo vantaggi per sé o per altri) nuovi parametri cosiddetti “oggettivi”.
Trimestralmente la Banca d’Italia, proprio al fine di valutare l’esistenza di usura bancaria, stabilisce il tasso di interesse massimo, detto ‘tasso soglia’, che gli Istituti possono applicare ai clienti all’atto dell’accensione di un rapporto di finanziamento.
Il principale ambito di operatività della disciplina è costituito dai conti correnti, dai mutui e da altre operazioni di finanziamento e credito.
Usura in conto corrente
L’Usura in conto corrente è determinata dai costi addebitati al correntista, connessi alle operazioni di erogazione del credito, ai sensi dell’art. 1, comma 3, L.108/96, rappresentati dalle commissioni, remunerazioni a qualsiasi titolo e delle spese, escluse quelle per imposte e tasse, collegate all’erogazione del credito.
Quando si ha usura in conto corrente?
In termini tecnici, l’usura si verifica quando il TAEG (Tasso effettivo globale) è superiore al tasso soglia.
Cosa succede se si rileva usura in uno o più trimestri?
Nel trimestre dove è accertata l’usura, tutto ciò che il Cliente ha corrisposto a titolo di interessi debitori, commissioni di massimo scoperto e spese, viene rettificato e in quel trimestre non si applicano competenze.
Mutui ed altri finanziamenti
Ai fini dell’applicazione dell’art. 644 c.p. e dell’art. 1815, secondo comma c.c. si intendono usurari gli interessi che superano il limite stabilito dalla legge nel momento in cui essi sono promessi o comunque convenuti, a qualunque titolo, indipendentemente dal loro pagamento.
Per determinare l’usurarietà in un contratto di finanziamento diviene determinante valutare quali oneri vadano inclusi per il raffronto con il tasso soglia: interessi corrispettivi, spese, interessi moratori.
La legge 108/96 stabilisce il limite (oggettivo) oltre il quale gli interessi sono sempre usurari (cosiddetto tasso soglia).
Il confronto con la soglia è da effettuarsi:
- Sulle condizioni pattuite da contratto (usura ad origine o contrattuale)
- Sulle condizioni realmente applicate (usura sopravvenuta)
Usura originaria
L’usura bancaria originaria è quella di cui alla L. 24/01 che ha stabilito che, ai fini dell’applicazione sia dell’art. 644 c.p. che dell’art. 1815 c.c., si intendono usurari gli interessi che superano il limite stabilito dalla legge nel momento in cui sono stati promessi o convenuti a qualunque titolo, indipendentemente dal momento del loro pagamento.
Quando si ha usura originaria?
Per la determinazione dell’usura contrattuale occorre fare riferimento alle condizioni pattuite al momento della sottoscrizione del contratto.
Cosa succede in caso di usura contrattuale?
Se il tasso soglia è violato si applica l’art. 1815 c.c. che sancisce la nullità della relativa clausola e la conseguente non debenza di alcun interesse da parte del cliente: il prestito concesso diventa in sostanza a titolo gratuito e il cliente può agire per la ripetizione di tutte le somme versate a titolo di interessi, spese e competenze.
Cosa raffrontare alla soglia?
A chiarire cosa debba considerarsi ai fini del raffronto con la soglia originaria è intervenuta la Cassazione con la sentenza 350/13, che sancisce: ai fini dell’applicazione dell’art. 644 c.p., e dell’art. 1815 c.
c., co. 2, si intendono usurari gli interessi che superano il limite stabilito dalla legge nel momento in cui essi sono promessi o comunque convenuti, a qualunque titolo, quindi anche a titolo di interessi moratori.
Dunque il confronto con la soglia è da effettuarsi sui seguenti elementi del contratto:
- TAEG: nel costo effettivo devono essere ricomprese tutte le voci di costo, spese, interessi, commissioni, remunerazioni, comunque denominate, escluse le voci di imposte e bolli, stabilite al momento della pattuizione ed a prescindere dal pagamento delle stesse;
- TASSO DI MORA: la sentenza Cass. N. 350/13 sancisce che, nel confronto con la soglia, devono essere considerati tutti gli interessi pattuiti, compresi quelli di mora.
Usura sopravvenuta
L’usura bancaria sopravvenuta, invece, si verifica quando, indipendentemente da quanto pattuito alla stipula del contratto, lo stesso diventa usurario nel corso del rapporto a seguito della variazione dei tassi soglia di cui ai citati decreti ministeriali, ovvero per l’applicazione di spese e competenze che determinano un costo effettivo del credito superiore alle soglie di periodo.
La verifica del superamento del tasso soglia viene effettuata al pagamento effettivo delle rate, quando l’applicazione di interessi di mora, spese e commissioni potrebbe determinare lo sforamento delle soglie legali.